Se mi avessero detto cosa sarebbe potuto succedere quando sono rimasta incinta, probabilmente avrei affrontato tutto quello che è successo con una consapevolezza diversa.

No: non mi avrebbe aiutata ad affievolire il dolore della perdita, ma quella consapevolezza mi avrebbe forse aiutata ad attutire tutti i colpi che abbiamo preso durante ciò che per noi è stato un po' come una discesa all'inferno.

Il mio ricovero.
Il terrore di perderla misto a quella speranza con cui si fa appello a tutti i santi.
Le settimane che passavano ed il parto cesareo d'urgenza.

Sono stata ricoverata perchè un'infezione da nulla ha fatto sì che si rompesse il sacco, con conseguente perdita di parte del liquido amniotico a 23 settimane +6.
Mi ricordo la strada, il buio della sera. Il liquido amniotico che usciva e che non riuscivo a fermare, la chiamata a mia madre a 600km di distanza, la corsa in ospedale, il ricovero di urgenza. La notte tra le urla di chi era in travaglio e il terrore per quello che era il mio primo ricovero in ospedale dal tempo dell'operazione alle tonsille.

Se non fosse stato per il gruppo di facebook Gravidanza, Mamme, Neo Mamme e Pancioni psicologicamente non ce l'avrei mai fatta. Se non fosse stato per loro, non avrei mai preteso di fare cesareo d'urgenza gridandolo a gran voce alla specializzanda in turno quella notte che pretendeva di aspettare l'arrivo del primario la mattina dopo, dopo che la mia bimba aveva meconiato tingendo il liquido amniotico.



Viola è arrivata dopo una lunga ricerca.
Ricordo ancora la sorpresa di aver saputo di aspettare una bambina alla morfologica della 20° settimana e non un maschietto come si sospettava. Ricordo i pianti in macchina, di commozione, quando io e Alessio abbiamo scelto il nome per lei - Viola - perchè ovviamente avevo opzionato solo nomi da maschio.

La mia bambina.
Finalmente.

E poi tutto è crollato.
Tutto è crollato per un'infezione leggerissima e asintomatica, con cui il 90% delle donne convive ogni giorno della propria vita senza alcuna conseguenza, spesso senza neanche accorgersene. Minacciava la mia bambina bellissima che durante la morfologica si copriva gli occhietti, in una gravidanza che fino ad allora era stata fisiologica, perfetta.

Così Viola è nata a 26 settimane +3, dopo un cesareo d'urgenza che è stato una delle esperienze più brutte della mia vita. Da sola, in quella stanza, terrorizzata, senza una rassicurazione qualsiasi da nessuno del personale presente.

Avevo smesso di fumare.
Avevo smesso di bere caffè.
Mangiavo sano e cercavo di condurre uno stile di vita migliore possibile.
Avevo forse lavorato troppo?
Mi ero arrabbiata troppo con gente per cui neanche valeva la pena?
Avrei dovuto smettere di lavorare?
Questi pensieri sono stati solo l' "antipasto" del senso di colpa.




Così Viola è nata a 26+3 il 14 maggio 2019 alle 00:41 con 952gr di peso e 33cm di lunghezza.
Non me l'hanno neanche fatta vedere, ma mi hanno detto che la mia piccolina aveva provato a piangere e a riempirsi i polmoni con tutta la forza che aveva. E ci hanno separate.

Ricordo le gambe addormentate.
Il soffitto nella penombra.
Lo stordimento per l'anestesia.
Aspettare i messaggi di mio marito che aspettava gli dicessero di averla accolta in terapia intensiva neonatale.
L'attesa della "messa in piedi" dopo l'anestesia, da mezzanotte alle sei del mattino.
Mi ricordo il trascinarmi dal sesto al settimo piano con le gambe addormentate e i dolori praticamente ovunque.
Ho girato un video per i miei in cui gliela mostro dai suoi piccoli piedini salendo con l'immagine sulle manine e la sua testolina. In cui dicevo che aveva tutte le dita.
In quell'esatto momento, in cui l'ho vista per la prima volta, ho scoperto cos'è davvero l'amore.



Eccola lì.
Con la sua ncpap, dentro l'incubatrice, come una Principessa Astronauta nella sua astronave. Deve aver pensato questo mio marito quando l'ha "battezzata" con il soprannome con cui ormai la conoscono tutti, forse proprio mentre lei si aggrappava forte al suo enorme dito.



Ricordo quanto è stato spaventoso tornare a casa senza di lei.
Ricordo la "guerra" per non perdere il latte, la testardaggine nel tirarlo, attaccata al tiralatte per quasi 8 ore al giorno. Ricordo la paura di toccarla, il doversi riempire di gel disinfettante, di camici, per sostare giorni e giorni e giorni in quella stanza, nella penombra, fino a dimenticarsi completamente come fosse stata la nostra vita prima dell'ospedale.





Ricordo che avevamo ancora fiducia nei medici le prime volte che è stata intubata.
Ricordo le loro parole dure e il modo pessimo di rivolgersi a noi genitori.
Ricordo ogni suo più piccolo progresso, le sue e nostre piccole conquiste, ricordo che ci raccontarono della marsupio terapia, della speranza di poterla abbracciare, del primo bacio dato solo dopo quasi due mesi, le operazioni per la retinopatia, le sue crisi e nuovamente conquiste, l'infezione presa in ospedale. La perdita.

Viola è morta tra le mie braccia.
Ricordo che quando le hanno tolto il catetere che le ha causato l'infezione mi sono riempita le braccia del suo sangue. E che non sono riuscita più a guardarmi le braccia finchè non me le sono tatuata.

Ricordo l'abbandono.
Il non sapere da chi andare per poter parlare.
Il supplicare la psicologa di tenerci ancora nonostante il percorso in terapia intensiva neonatale fosse terminato.
Ricordo le offese.
Ricordo il silenzio spacciato per "rispetto".

E abbiamo pensato che queste cose non dovessero più accadere. A nessuno.
Abbiamo pensato che Viola, in quei 3 mesi di vita, è stata forse la bambina più amata sulla faccia della terra grazie a tutto l'amore che ha ricevuto da perfetti estranei che hanno conosciuto la sua storia, e che se i "professionisti" non sanno cosa fare, noi avremmo potuto generare supporto, supporto vero, amore pratico, sostegno umano.

Ed abbiamo dato vita a questo progetto.